lunedì 11 aprile 2011

LE MANETTE IN PARLAMENTO

Che Alberto Tedesco sia stato un dirigente del PSI non mi interessa. Che sia colpevole o no lo stabilirà un processo. Che invece debba essere arrestato prima del processo è inammissibile. Non può più inquinare le prove. Non può più reiterare il reato. Difficilmente potrebbe fuggire. Nel suo caso, cioè, non si riscontra nessuna delle tre condizioni che giustificano la custodia cautelare. Per di più il Senato è chiamato a decidere dopo un anno dalla richiesta della Procura, formulata peraltro alla fine di una lunga inchiesta e non quando avrebbe potuto effettivamente evitare l’inquinamento delle prove e la reiterazione del reato. 
Un Parlamento degno di questo nome respingerebbe la richiesta d’arresto all’unanimità. E non solo perché questa volta il fumus persecutionis è evidente. Perché va sanzionata una prassi che, anche con l’anticipazione della pena alla condanna, sembra non finalizzata all’accertamento della verità ed al controllo di legalità, ma al “riconoscimento politico” ed al “controllo di virtù”, come diceva Alessandro Pizzorno una decina di anni fa.
Questo “riconoscimento”, peraltro, la politica è ben pronta a concederlo, perché a sua volta ha ormai interinato le nuove regole del gioco, e va cercando un “riconoscimento” presso l’opinione pubblica. Si spiega così il gesuitismo della maggioranza, che a bella posta stila un parere suicida per salvare al tempo stesso la capra del garantismo peloso e i cavoli del Cavaliere, che non vede l’ora di avere compagni al duol in partibus infidelium; e così si spiega il microstalinismo dell’opposizione, disposta a sacrificare la libertà di un suo rappresentante per non entrare in contraddizione con la via giudiziaria alla deberlusconizzazione che sciaguratamente ha scelto. Se qualcuno non ha ancora capito perché in Italia l’amministrazione della giustizia ha bisogno di una riforma di sistema (e non di leggi, o di procedure, ad personam), col caso Tedesco è servito.  
LUIGI COVATTA     

17 commenti:

  1. Concordo. E fra l'altro vi è un dato semplice e immediato troppe volte trascurato: questo modo di procedere, lungi dal rappresentare un deterrente per i fenomeni di corruzione, accompagna il loro estendersi e acuirsi. Detto altrimenti: ne è l'altra faccia della medaglia.

    Danilo Di Matteo

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  2. Tedesco è al centro di tempeste non controllabili.
    Il dissidio politica/magistratura fa da sfondo, ma le cause che sono all’origine dell’incomprensibile e contraddittorio rodeo in Senato intorno al tema dell’arresto del parlamentare, debbono essere ricercate nelle crisi dei due grandi partiti (Pd e Pdl).
    Il Pd è costretto ad estendere al suo interno le logiche giustizialiste dell’antiberlusconismo.
    Il PDL è obbligato a coltivare in campo avverso casi che assomigliano ai suoi dolori interni, ma non vuole favorire l’avversario.
    Ed è così che lo spettacolo prosegue nell’Aula del Senato con danno irreparabile per le Istituzioni.
    Rino Formica

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  3. Condivido le parole usate da Covatta a proposito dell’autorizzazione all’arresto di Alberto Tedesco, votata dal Senato. Siamo in presenza di una ipocrisia politicamente intollerabile. La campagna del Fatto di Travaglio per indurre il Pd a votare per l’arresto mostra la fragilità di questo partito di resistere ai ricatti “morali” del travaglismo. Se ho letto bene, il fumus di cui tanto si parla, coinvolge il Senato nel suo complesso, la dove il magistrato dice che con la carica di Senatore può inquinare le prove! Incredibile. I giudici hanno la possibilità di esaminare, con competenza e rigore, se Tedesco ha commesso i reati previsti nella richiesta di incriminazione proposta dalla Procura e dal Gip. Si faccia subito il processo e ogni decisione dovrà essere rispettata.

    Emanuele Macaluso

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  4. Condivido pienamente la tua nota come
    condivido l'editoriale di Giuliano Ferrara sul
    Foglio del lunedì, uscito oggi.

    Marco Boato

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  5. Perfetto Direttore!

    La vicenda Tedesco è emblematica della difficoltà che il Pd oggi sconta nel proporsi come partito che apra una nuova fase politica per l'Italia. Se si va in piazza a cavalcare i lanciatori di monetine di oggi, rozzi e intimamente antidemocratici come quelli di ieri, si sceglie di finire volontariamente in un vicolo cieco. Responsabilità doppiamente gravosa per un partito giovane - come è il Pd - che cresce male, assumendo posizionamenti/posture che rischiano di pregiudicarne una qualsiasi futura buona salute (riformista).

    Sia che il Pd finisca per essere il quarto acronimo della smorta successione PCi-Pds-Ds-Pd, sia che il Pd dovesse provarsi ad essere qualcosa di "altro", sulla giustizia ha il dovere di assumere un orientamento a lungo termine. Da un lato facendosi carico delle infime performance del nostro sistema giustizia, dall'altro comprendendo nel suo incerto pantheon valoriale il garantismo e un approccio liberale ai temi della gestione della giustizia.

    Dicemmo qualche anno fa in un convegno di LIBeg inaugurato da una tua attualissima relazione introduttiva (che si ritrova oggi sul sito di Mondoperaio): Come se Berlusconi non ci fosse. Perché la riforma della giustizia è in Italia un'assoluta priorità per ridare agli individui la sicurezza di alcuni diritti fondamentali. Perché senza una riforma del servizio giustizia non c'è alcuna possibilità che l'Italia riprenda a crescere a ritmi competitivi. Chi non capisce che il rilancio produttivo del sistema-paese passa per questa "larga" via, non ha la minima consapevolezza di quanto possa essere amaro per le generazioni future il dolce declino nazionale.

    Antonio Funiciello

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  6. Finalmente ... e si potrebbe aggiungere anche dell'altro. Ma rientreremmo nella polemica "politico-giudiziaria" che farebbe perdere senso e comprensione al post.
    Vendola è ancora salvo !
    Marco Vitucci
    (su Facebook)

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  7. un lettore mediamente informato come il sottoscritto ignorava l'assenza di cause di giustificazione della custodia cautelare riferite da Luigi Covatta. Il che la dice lunga sulla nostra stampa: perché omettere vuol dire in questo caso dare per scontato che quelle cause, invece, ci sono. Molto triste.
    Cesare Pinelli

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  8. Berlusconi è un problema politico che va politicamente rimosso. Ciò determinerà l’uscita, a mio avviso, dal “bipolarismo delle anime” che divide oggi gli italiani in anti e pro berlusconiani. Berlusconi divide e governa dividendo. È questo il gioco che bisogna rompere. Rotto questo gioco sarà forse anche possibile mettere mano a quelle riforme di struttura che aspettiamo da tanti anni. Il problema del nostro Paese è essenzialmente un problema di deficit di liberalismo, quindi di “conflitti di interesse” abnormi e diffusi: a quelli di Berlusconi (media, economia, politica) se ne aggiungono tanti altri e in primis quello di una magistratura che spesso e volentieri fa politica o addirittura si propone un “controllo di moralità" profondamente illiberale. E' una china che porta dritti al giacobinismo delle virtù, mentre i Padri ci hanno insegnato che è meglio un colpevole fuori che un innocente in galera. Quando non ci sarà più Berlusconi sarà possibile dirlo con più tranquillità e, soprattutto, con qualche speranza di cambiare. .

    Corrado Ocone

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  9. Ma se Funiciello è così critico con il PD perché non lo lascia? O sta lì aspettando le spartizioni di corrente per avere un posto da deputato anche non condividendo nulla?

    Giovanni Beccalossi

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  10. Bravo Beccalossi! Hai capito al volo!

    L'avevo letto sulla Treccani che eri un genio, ma non c'avevo creduto. Ora lo so anch'io.

    Antonio Funiciello

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  11. Sono perfettamente d’accordo: quello che sta accadendo al Senato intorno alla richiesta di arresto per Tedesco è devastante e deprimente; che si guardi ai comportamenti (e alle relative, evidentissime, motivazioni) tanto della maggioranza quanto della opposizione.
    Sono molto pessimista sulle conseguenze che si possono derivare da quel che osserviamo; ben al di là della “via giudiziaria alla deberlusconizzazione” o del “garantismo peloso”. Io vedo da una parte ignavia dimissionaria e dall’altra bramosia di dominio (l’impunità è un attributo del dominio). Per una strada o per l’altra, al termine della china su cui l’Italia sta ormai rotolando non c’è alcun “nuovo equilibrio” fra politica e giustizia, né riforme del “sistema”, cioè delle istituzioni e delle procedure, sia sul versante politico che su quello giudiziario; non ci saranno più né una politica né una giustizia degne di questo nome. Abbiamo davanti non solo una politica che non rispetta la giustizia e una giustizia che non rispetta la politica; c’è, purtroppo, e sempre di più, una politica che non rispetta sé stessa; incapace di capire cosa possa significare agire in modo da rispettarsi ed essere rispettata.

    Claudio Petruccioli

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  12. L'esito della svolta giustizialista della politica italiana che fu siglata "mani pulite" è stato, paradossalmente, il dominio berlusconiano. Lo segnalammo a suo tempo come la nemesi completamente meritata per quella gravissima intromissione che s'insinuò nella politica italiana alla caduta del Muro di Berlino. Anch'io penso a questo punto che una riforma della giustizia sia tra le priorità essenziali della politica italiana, sia per ragioni economico-sociali che per ragioni politiche. Ma mi pare evidente che in questa situazione così devastantemente berlusconizzata, la cosa sia praticamente impossibile. L'episodio sul quale interviene Covatta -con il quale sono completamente d'accordo- ne è un'ulteriore, incredibile conferma.
    Luciano Cafagna

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  13. Splendido. Condivido pienamente. Bisogna approfondire l'idea di microstalinismo, piccolo virus che s'insinua nella viltà intelletuale di tanti rappresentanti dell'opposizione in cerca di benedizioni giudiziarie.

    Magda Negri

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  14. Come non condividere queste osservazioni di Luigi Covatta sul caso Tedesco? Quello di Covatta è un intervento breve e conciso. Che ha il merito di cogliere in poche battute il problema della crisi della giustizia in Italia. Un problema che trova il riflesso più evidente nello stallo socio-economico del Paese. A ben considerare, l’estremismo antiberlusconiano obnubila qualsiasi valutazione opportuna sulla riforma delle giustizia. Infatti, qualsiasi discussione al riguardo, è sempre condotta in funzione delle situazioni politiche di volta in volta emergenti. Accade così che, nonostante l’introduzione di molti parziali correttivi dell’amministrazione giudiziaria, prevale in Italia un tipo di giustizia che non tiene in alcuna considerazione, tra le molte altre cose, il “bilancio materiale” dei benefici e dei costi dell’attività dei giudici. Si tratta di un pesante fardello che dal settore giudiziario si riverbera negativamente sulla stabilità dei rapporti economici e, più in generale, sociali dell’intero Paese.

    Gianfranco Sabattini

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  15. Gli argomenti con i quali viene ritenuta faziosa e immotivata la richiesta di custodia cautelare per il senatore Tedesco mi paiono ineccepibili. Quindici giorni fa aveva già cercato di farli valere un collega intelligente e perbene, il senatore Balboni, alla Giunta per le immunità parlamentari. Poi, ricorrendo a un singolare appello della Finocchiaro alla disciplina di gruppo in materia, i senatori democratici hanno rifiutato la relazione Balboni ed al momento non è ancora chiaro come e quando l’Aula dovrà pronunciarsi. Se si sia trattato di ossequio servile alla magistratura procedente o di furbizia procedurale per mettere a disagio il garantismo del gruppo guidato da Gasparri non è così rilevante. Mio padre che era un democratico non privo di tratti aristocratici amava dire che il voto in Parlamento a favore di un’autorizzazione a procedere è un po’ come la palla nera nei circoli: una bassezza gratuita al servizio di ragioni inconfessabili.
    Sen.Luigi Compagna

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  16. Non ho nulla da
    aggiungere alle parole di Covatta che condivido profondamente e, se vogliamo,
    appassionatamente, proprio come storico delle istituzioni giuridiche che
    ha visto violati in questi due decenni le logiche profonde e gli
    equilibri destinati a garantire nel tempo l'architettura stessa dello
    stato moderno e liberale. Congratulazioni per questa voce di razionalità
    e liberale.

    Luigi Capogrossi

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  17. Condivido in pieno l'intervento di Covatta. Credo che la sinistra liberale debba riprendere l'iniziativa su questi temi.

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