Il PPE a guida Mariano Rajoy ha sbaragliato i socialisti di Rubalcaba, sull’onda della protesta degli Indignados madrileni; negli States, il movimento di Occupy Wall Street mette alle corde il democratico Obama, eroe dei giovani yes we can; il neo formato governo Monti trova un’accanita opposizione, oltre che nella Lega Nord, in Libero, nel Foglio, nel Giornale che, senza mezzi termini, gridano al “Golpe Bianco”, alla sospensione della democrazia, alla dittatura di tecnocrati e banchieri.
L’indignazione è forse diventata di “destra”? Ovviamente gli esperti di politologia storceranno il naso ai miei improvvidi accostamenti. Hanno assolutamente ragione; anzi, tante e tali sono le peculiarità che caratterizzano gli scenari da me, provocatoriamente, accostati, che nulla accomuna Spagna, Usa, italica stampa… nulla, nulla tranne l’indignazione. Indignazione non tanto e non solo verso un “mal governo”, piuttosto contro un mal sistema, quello dei moltissimi vizi e delle pochissime virtù delle classi dirigenti (la nostra su tutte ma non solo…), dell’abbraccio mortale tra politica ed economia (mortale per la prima, si intende) dell’anomia dei mercati (con il crollo definitivo del dogma ultraliberista dell’autoregolamentazione dei sistemi finanziari). Contro tutto ciò, si indirizza la disapprovazione delle masse.
Ma sono masse, per l’appunto, perché questa indignazione, e dispiace dirlo, è tendenzialmente apropositiva, qualunquista, disorganizzata. E non si incarna in un'ideologia ma riprende, stanca e confusa, eterogenei schemi esteriori di vieti ideologismi. E’ una folla sacrosantamente stanca di diseguaglianze e privilegi ma senza progetto, speranza, futuro; per questo non c’è visione d’ insieme, non c’è forza, non c’è spinta, non vi è l’identificazione con un ideale comune per la cui realizzazione lottare - pacificamente, ovvio. Il problema di fondo è che il diffondersi dell’antipolitica, dato che accomuna queste torme di indignados, che ce l’hanno (ripeto, non senza fondamento) contro tutto e tutti, è un serissimo rischio per la democrazia.
E non a caso ad accusare il colpo più duro sono le socialdemocrazie europee mentre ad aver gioco facile nel cavalcare l’indignazione, è proprio quella destra neo liberista (ma assolutamente non liberale) che, ex abrupto, si scopre nazionalista, populista, repubblichina, demagoga e che, come giustamente avverte Marco Revelli, si nutre di complottismo e dietrologia ed evoca la trama occulta dei banchieri che troppo da vicino ricorda spettri di congiura demo pluto massonico giudaica…. Popoli stanchi e svogliati sono facili prede di trascinatori forti e carismatici che, giocando sull’indignazione e le tasche vuote, possono riportare in auge schemi novecenteschi, magari sotto altre forme, che credevamo appartenere ad un cupo passato. I governi “tecnici”, di visentiniana memoria, varati in Italia ed in Grecia sono, oltre che opportuni in questa congiuntura, assolutamente leciti, conformi alle procedure costituzionali dei rispettivi ordinamenti, democraticamente legittimati dai rispettivi parlamenti. Non è gridando ad una cospirazione che non c’è ma piuttosto riscoprendo il primato della politica, quale volontà cosciente ed impegno critico, quale attività per il benessere della polis, quale pratica comune, che sarà possibile convogliare l’attivismo degli indignados entro quella visione costruttiva necessaria per rifondare la nostra società su basi più giuste, libere ed eguali, che è poi l’idea fondante del liberalsocialismo.
LETTERIO DE DOMENICO