venerdì 10 giugno 2011

PERCHE' DUE NO AL REFERENDUM SULL'ACQUA

I promotori dei due referendum sull'acqua chiedono agli elettori un voto contro la privatizzazione dell'acqua. E' una richiesta infondata pretestuosa e ingannevole. Non c'è in Italia nessuna legge che privatizza l'acqua e nessuna forza politica intende proporla. L'acqua è e resta un bene pubblico, demaniale, come pubblica è e resta la proprietà delle reti e degli impianti idrici.

La legge di cui con i referendum si vogliono abrogare due articoli propone tutt'altro: che le istituzioni pubbliche proprietarie dell'acqua e delle reti affidino in concessione per periodi di tempo delimitati la gestione dei servizi idrici a società industriali specializzate; che tale affidamento debba avvenire tramite una gara pubblica; che alla gara possano partecipare in condizioni di parità competitiva società a proprietà interamente pubblica, società a proprietà mista ( dove la quota pubblica non possa superare il 60% ), società interamente private; che la remunerazione del capitale delle società partecipanti sia pari al 7% del capitale investito, sulla base di un parametro fissato dalla normativa europea.

Come si vede l'oggetto del contendere non è se se l'acqua debba essere pubblica o privata, ma se alla gestione dei servizi di raccolta, conservazione, depurazione, distribuzione dell'acqua possano partecipare capitali, tecnologie, competenze di società industriali specializzate nel settore oppure se tali servizi debbano essere gestiti direttamente ed esclusivamente dai comuni singoli o associati.

La procedura della gara, che i referendari vogliono abolire, ha l'evidente obiettivo di introdurre criteri di trasparenza, di concorrenza, di efficienza e di economicità che la gestione diretta non è in grado di assicurare e non ha fino ad oggi assicurato.

Dopo decenni di gestione pubblica e para-pubblica ( società solo apparentemente miste ) il sistema idrico italiano perde ogni anno più di 2,5 miliardi cubi di acqua, pari a circa il 35% del totale con punte che arrivano fin oltre il 50% ( nei maggiori paesi europei le perdite sono attorno al 15%, in Germania il 7%). Il 12% dei cittadini italiani, quasi 8 milioni di persone, non ha un accesso continuativo all'acqua. Gli investimenti necessari per adeguare acquedotti, fognature e depuratori sono calcolati a oltre 60 miliardi di euro. Escludere, come propongono i referendari, che una parte di tali risorse possa derivare da investimenti privati appare come una pura bestialità.

La gestione dei servizi idrici da parte di società per azioni potrà consentire finalmente trasparenza sul costo effettivo dell'acqua, incentivo a non sprecarla, equità sociale nel pagarla. Con la gestione pubblica infatti una parte del costo è pagato dal consumatore  e una parte grava sulla fiscalità generale (oltre la parte che storicamente è andata ad alimentare l'abnorme debito pubblico italiano). Ne consegue che nessuno sa cosa paga davvero per avere l'acqua al rubinetto di casa o dell'azienda, che chi ne consuma di più vede pagato una parte del proprio abuso o spreco dalla totalità dei cittadini contribuenti, che chi risparmia con comportamenti ambientalmente corretti  viene  solo in parte premiato con bollette più contenute.

L'acqua è destinata a costare sempre di più perché nel futuro sarà un bene sempre più scarso e di sempre più difficile e costoso reperimento. Essenziale sarà che il costo sia pagato in modo chiaro ed equo, di più chi ne consuma di più, e che altrettanto chiari siano i criteri che assicurino alle fasce sociali più deboli l'esenzione o la riduzione delle tariffe.

E' vero, la legge in questione non è perfetta, poteva essere migliore e potrà essere migliorata in futuro, in particolare per la parte fondamentale relativa alle autorità di regolazione, di controllo e di tutela dell'utenza. Ma essa rappresenta comunque un primo punto di approdo di un lungo percorso normativo che sia in Italia sia in Europa ha visto le forze del centrosinistra italiano protagoniste attive e determinanti.

Chiediamo ai singoli cittadini e alle associazioni della società civile di aderire a questo appello e di dar vita con noi a comitati per 2 No ai referendum sull'acqua.

Lo chiediamo in particolare agli amministratori pubblici fiorentini e toscani che sanno bene quale disastro  per i  bilanci e gli assetti organizzativi dei loro comuni rappresenterebbe un successo dei referendum.

Lo chiediamo alle donne e agli uomini di sinistra perché ci aiutino a dire no ad una sinistra conservatrice, parolaia e perdente, e a far prevalere finalmente una sinistra innovativa, riformista e di governo.

per LIBERTA'eguale TOSCANA

Bucciarelli Anna Maria, Petretto Alessandro, Quercini Giulio, Amerini Alessio, Amerini Silvano, Bechelli Gianni, Bossi Agnese, Bossi Carlo, Guidi Angelica, Moro Antonio, Spignoli Antonio, Valoriani Valerio


1 commento:

  1. Anche io mi somo fatto la stessa idea e voterò due sì e due no. Sì per il nucleare, ma solo perché sarebbe a cui arriviamo tardi, male e quando altri Paesi fanno in qualche modo marcia indietro. due sì e due da liberale, socialista e uomo di sinistra
    Corrado Ocone

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